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Too Good To Go: perché in Italia non può funzionare

Too Good To Go è una piattaforma che nasce da un’idea con uno scopo più che nobile: diminuire lo spreco. Fare sì che la merce che scadrà a breve o quei preparati freschi non venduti durante il giorno non vadano buttati, ma possano essere consumati pagandoli meno, sembra una cosa vincente. Ci guadagna il commerciante, che non perde totalmente il costo della merce, e ci guadagna il consumatore, che paga meno dei prodotti che sa di dover consumare a breve.

Come funziona Too Good To Go

Quando ho letto di questa iniziativa, mi ci sono buttato a pesce, soprattutto per l’idea di evitare gli sprechi. Diamo un’informazione in più: il prezzo che il commerciante fa pagare è del 30% rispetto al nuovo; oppure, se volete, il valore della merce che il commerciante mette nella “box” (così si chiama la “borsa” che andate a ritirare) è tre volte il costo che voi pagate. Faccio un esempio: io acquisto una box a 5 Euro e ci trovo merce per un valore di 15 Euro. Un bel vantaggio! Questa è l’unica cosa certa, perché non saprete cosa troverete nella box ed in quali quantità. Alcune volte ho trovato merce varia e che, facendo qualche conto sommario, aveva un valore corrispondente (se non anche di poco maggiore) rispetto a quello dichiarato. Altra informazione da tenere a mente è che, per forza di cose, la merce è disponibile nel tardo pomeriggio/sera, cioè quando si avvicina l’ora di chiusura dell’esercizio commerciale che la propone. Giusto: quello che non viene venduto, viene svenduto. L’acquisto avviene tramite app, che devo dire è fatta bene: si sceglie dove si ritirerà, si paga (con carta, Paypal o i vari “wallet”), si va nel negozio, si “striscia” il ritiro e fine. La piattaforma, a fronte di un paio di contatti o di negozi poi trovati chiusi, si è dimostrata disponibile e veloce: una volta, dopo avermi chiesto vari dettagli, mi hanno anche restituito quanto pagato. L’eventuale rimborso in caso di negozio chiuso è veloce da chiedere e viene, da parte loro, erogato in pochi giorni (il resto dell’attesa lo fa la banca di turno o la società della carta di credito).

E allora cosa non va?

La furbizia di certi commercianti, ecco cosa non va. Ho provato diversi supermercati, bar, gastronomie, fioristi e panetterie. Attenzione: non mi sto riferendo ad un singolo episodio, ma a diversi (nell’ordine di qualche decina). Se ho trovato gastronomie o panetterie che offrivano cibo buono ed in quantità corrispondente al valore, ho trovato, molto più spesso, commercianti che fornivano cibo che non corrispondeva a quanto previsto. Guardando qualche video su YouTube ho visto che anche ad altre persone in altre parti d’Italia è successa la stessa cosa. Vedo di fare qualche esempio, tra i più lampanti che sono capitati a me:

  • Panettiere che per 5 Euro ha messo dentro 2,5 Kg di pane “comune” (quindi nulla di elaborato, con cereali particolari o cose simili). Se io posso decidere che ricevere due kili e mezzo di pane in una volta sola non fa per me, quello che contesto è che, in questo caso, il pane comune avrebbe un costo di 6 Euro/Kg: decisamente alto e che non corrisponde alla realtà. Ergo, il panettiere ha inserito merce con un valore inferiore.
  • Ristorante che, sempre per 5 Euro, fornisce una vaschetta di vitello tonnato ed una di spinaci lessati. Qualità da mensa, quantità discreta, ma anche qui siamo lontani dai 15 Euro di valore “nominale”.
  • La GDO non se la passa meglio: insalate in busta (parliamo di 3 buste di insalata) ritirate alle 18 del giorno X che vanno consumate entro il giorno X. Oltre a ciò, magari, mozzarelle (sempre da consumare entro il giorno X) ed altre cose, sempre con la stessa scadenza. Ora, o avete una famiglia numerosa, ed allora con 5 Euro potete fare una bella cena per tutti, oppure lasciate perdere. Anche la varietà nella GDO va parecchio a fortuna: a volte mi sono capitate box varie (sempre a brevissima scadenza), ed altre volte solo mozzarelle ed insalate a go-go. Capite che per mangiare 15 Euro di mozzarella vaccina ed insalata ce ne vuole…
  • Bar/pasticceria che tutti i giorni propone cibo con questa piattaforma: o non sei capace di fare i conti ed ogni giorno hai un esubero, oppure c’è qualcosa che non va. Propendo per la seconda, perché delle tre volte che l’ho provato, solo la prima aveva quantità confacente al valore. Ah, una volta sulla piattaforma veniva data disponibilità e poi il locale era chiuso.

In un Paese dove tutti sono onesti, To Good To Go sarebbe un “win-win”: il commerciante non ci perde in toto, il consumatore ci guadagna e l’ambiente anche. Questo Paese non è l’Italia.

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